DIOCESI DI TURSI – LAGONEGRO (PZ)

Domenica 24 Novembre 2024 – Cristo Re

Gesù Cristo, Re dei cuori

Nel pretorio si consuma il faccia a faccia tra Pilato e Gesù o quello che potremmo chiamare un incidente probatorio. Il primo è un servitore del potere umano che si piega alla logica del calcolo politico e il secondo dice di sé di essere testimone della Verità che s’inginocchia davanti agli uomini per amarli servendoli e dando loro la propria vita.

Le autorità ebraiche avevano interrogato Giovanni Battista chiedendo chi fosse e lui aveva confessato negando di essere il Cristo o il Profeta, ma affermando di essere «voce» della Parola. Infatti, lui, che è chiamato l’amico dello Sposo, rende testimonianza alla Luce che viene nel mondo. Lo fa indicando in Gesù l’Agnello di Dio che toglie il peccato del mondo. Cosa dice di sé Gesù?

Rispondendo a Pilato che gli chiede se fosse re, egli replica affermativamente ma specificando che la regalità a cui allude l’accusa è ben diversa da quella esercitata da lui. La regalità di Gesù si manifesta in tutto il suo splendore sulla croce dove, spogliato di tutto viene “rivestito” della potenza dello Spirito Santo. Questa è la maestà e la forza di cui parla il Salmo 92.

Lo Spirito Santo consacra Gesù quale Cristo Re il cui regno è eterno e indistruttibile perché il suo potere è alimentato dall’amore che non si esaurisce e non della ricchezza o delle armi che invece conducono alla distruzione. Sulla croce Gesù viene consacrato Re, Sposo dell’umanità e Sommo Sacerdote. La regalità di Gesù è esercitata sul cuore dell’uomo nel quale è riversato lo Spirito Santo. Egli ci libera dal peccato e, unendo la nostra vita alla sua, ci mette in grado di compiere il comandamento dell’amore fraterno. Gesù non è re dei castelli arroccati ma dei cuori in festa! I primi discepoli di Gesù, indotti dalla testimonianza del Battista, iniziano a seguirlo e accolgono il suo invito ad andare con lui per vedere dove abita.

Nel cammino del discepolato non mancano le crisi e la tentazione di volgersi indietro. Ogni volta Gesù chiede di fare una scelta di responsabilità. Pietro, portavoce dei discepoli che rimangono con il Maestro, riconosce che solo Gesù ha parole di vita eterna. La comunione con Cristo ci permette di far aderire sempre di più il nostro cuore al suo per appartenere al suo regno ed esercitare la carità fraterna.

Essa, infatti, è la via che ci riconcilia con il Padre e ci fa essere un’unica famiglia, la verità che sostiene la nostra speranza e infonde coraggio per compiere la volontà di Dio, la vita che vince la morte e ci rende credibili testimoni della risurrezione. Partecipare alla regalità di Cristo significa essere testimoni della Verità, servi dei fratelli e custodi del creato. Un saluto usuale tra i cristiani di un tempo è: Cristo Regni.

Lo può fare se gli offriamo la nostra vita e ci mettiamo al suo servizio. La regalità di Cristo si manifesta nella solarità del sorriso di chi accoglie e ascolta i fratelli, nell’amabilità con la quale si parla con gli altri, nella delicatezza con cui si curano le ferite degli infermi, nella semplice profondità con la quale si condivide la fede, nella gioia con cui si partecipa alla felicità altrui, nella compassione con la quale si piange con chi è nel lutto, nell’intimità spirituale che si crea quando due o più sono uniti in preghiera.

Nel contesto di un processo, nel quale Pilato funge da giudice per dirimere la controversia tra i capi dei Giudei e Gesù, emerge la necessità di fare verità. Pilato pone delle domande a Gesù partendo dal capo d’imputazione mosso dai Giudei con i quali condivide l’idea di giustizia come forma di potere di controllo e di gestione delle persone, esercitato attraverso il giudizio di assoluzione o di condanna. Gesù si presenta libero da questo potere, solo, ma non isolato, perché, sebbene non abbia il suo esercito come supporto e protezione, Egli è saldo perché crede, è radicato fermamente sulla verità, la roccia, dell’amore fedele del Padre.

Gesù cerca la verità perché risponde al richiamo del suo cuore di cercare il volto di Dio, la relazione di amore col Padre che mai viene meno, perché è vero, è fedele all’impegno che ha preso con se stesso di darci la vita. Chi ricerca la verità, il volto di Dio nei volti degli uomini, riconosce e ascolta la voce del Pastore bello, quello che dà la sua vita per il gregge, non come il mercenario che fugge davanti alle sue responsabilità per mettere in salvo il suo potere.

Chi sceglie di essere dalla parte della Verità, dalla parte di Dio, chi vuole appartenere al suo Regno, ascolta, ricerca la verità come chi vuole giungere alla sorgente dell’acqua, lì dove c’è purezza e vita vera.

L’invito di Gesù a Pilato, ai Giudei e a tutti noi è quello che non fermarci a quello che gli uomini dicono e danno perché sarebbe come bere l’acqua da un torrente che sta per finire nel mare e porta con sé ogni tipo di agente inquinante. Bisogna risalire alla sorgente, alla verità, che è Dio che ama gratuitamente e fedelmente. Nei processi della vita, spesso piena di punti di vista e interessi contrastanti, la regalità del cristiano è esercitata nel risalire dalla foce inquinata dalle parole e dalle azioni sbagliate, alla sorgente d’amore che è posta nel cuore di ciascuno. Allora ognuno, con Cristo, diventa testimone fedele della verità e principe della pace!

  • I dubbi e le domande che porto con me nascono dal desiderio di conoscere e amare l’altro o dal pregiudizio alimentato dalla paura?
  • I principi che ispirano i miei pensieri, le mie parole e le mie azioni me li suggerisce il mondo o Dio?
  • Cosa significa essere fedele a Dio nella mia esperienza di vita?

(Commento a cura di Don Pasquale Giordano)