“Siate pronti”
Gesù è in cammino verso Gerusalemme e nel percorso prepara i suoi al culmine della sua missione: la Pasqua che sta per vivere con il dono della sua vita sulla croce e la resurrezione. Nel cammino Gesù parla ai suoi discepoli, non alle folle, ma a coloro che ha scelto, ai suoi. A costoro Gesù si rivolge usando l’immagine suggestiva del “piccolo gregge”.
I suoi, la Chiesa, non possono far affidamento sui numeri, i mezzi strategici o la forza umana, ma soltanto sulla grazia dell’elezione. Già nello scoprire la nostra identità ci è richiesto un atto di fede. Siamo destinatari di un dono unico, quello del Regno, la signoria di Dio sulla nostra vita, il nostro appartenere a Lui, non per nostro merito, ma per effetto della sua misericordia.
Anche se umanamente non possiamo confidare in alcuna certezza, anzi spesso sembriamo irrilevanti per il mondo, in realtà dentro di noi c’è la forza vitale del Regno. Con questa consapevolezza di fede, Gesù chiede ai suoi di investire sui tesori del cielo, non su quelli terreni che sono a rischio di furto e di corruzione. La tentazione di voler cercare sicurezze umane è sempre presente per noi, ma Gesù ci dice chiaramente di fare attenzione a dove il nostro cuore è sintonizzato, perché quello è il nostro tesoro.
Chiediamoci allora con onestà: su cosa investo la maggior parte del tempo della mia vita, le mie energie e le mie risorse? Su obiettivi terreni, ricchezze, potere e piacere, oppure su ciò che piace al Signore? Questo tipo di investimento ci rende vigili, pronti al nostro incontro con Dio. In questo modo, sapendo che lavoriamo per il Regno a tempo pieno, non abbiamo nulla da temere nell’ora della nostra morte. Saremo trovati dal Signore a seminare il bene e a servirlo.
Al contrario, chi pensa di poter vivere come se non dovesse morire mai, con lo sguardo appiattito sulle cose del mondo, come se Dio non ci fosse, rischia di venir sorpreso dalla morte e questa certamente sarà per lui una grande tragedia, perché capirà quanto tempo ed energie ha sprecato per cose destinate a finire e che non possono dare alcuna felicità.
Nell’ultima parte del brano, rispondendo alla domanda di Pietro, sui destinatari di questo insegnamento, Gesù chiarisce meglio e si rivolge soprattutto a coloro che nella Chiesa in primis (come appunto Pietro) e nella società, hanno responsabilità sugli altri. Questi hanno certamente ricevuto tanto da Dio, hanno doni speciali, una particolare grazia, ma anche pesantissime responsabilità.
Non solo dovranno rispondere di loro stessi, come tutti, ma anche di coloro che sono stati affidati alle loro cure. Per questa ragione Sant’Agostino, nel celebre discorso già ripreso più volte anche da Papa Leone XIV, dice: “Nel momento in cui mi dà timore l’essere per voi, mi consola il fatto di essere con voi. Per voi infatti sono vescovo, con voi sono cristiano” (Discorso 340, 1).
(A cura di Don Luciano Labanca)