Nell’Eucaristia lo “scambio” diventa “cambiamento” e la “trasformazione” una nuova “Trasfigurazione”
Gesù nel vangelo insiste nel dire di mangiare la propria carne. Nel linguaggio biblico la carne indica l’umanità fragile, soggetta alla sofferenza, vulnerabile. Diventando uomo Dio si è fatto mortale, debole, mancante. Prendendo la nostra carne Dio si è fatto povero con i poveri, pellegrino con i pellegrini, precario con i precari, vittima con chi subisce ingiustizie, sofferente con gli infermi. Dio ha piantato la sua tenda in mezzo alle nostre nel deserto per condividere il nostro dolore affinché noi potessimo partecipare della sua gloria.
Gesù soffrendo la fame e la sete, subendo ingiustizie e condanne, mangia con noi il pane di lacrime, sopporta con noi la fatica nel proseguire sul cammino della vita, beve con noi il calice amaro delle tante umiliazioni. Nei nostri deserti, lì dove sentiamo la delusione di amori traditi, la rabbia per sogni infranti, la tristezza per ciò che ci manca, Dio ci viene incontro e prepara per noi un banchetto nel quale dà sé stesso.
La vita è un cammino che ci cambia in meglio o in peggio. Ci cambia in meglio se, lasciandoci amare, cresciamo come uomini e figli di Dio, in peggio se, dimenticandolo, pretendiamo di fare a meno di Lui regredendo così su posizioni che ci fanno assomigliare più alle bestie selvatiche che a persone. L’uomo viene deformato da ciò che accumula con avidità, ma si lascia educare come persona da ciò che accoglie con spirito filiale e di gratitudine.
Un Dio compassionevole che condivide tutto con l’uomo, eccetto il peccato, non era stato ancora conosciuto, perché un amore così grande non era stato ancora sperimentato fino a quando Gesù Cristo, il Figlio di Dio, non è morto sulla croce.
Alla mensa eucaristica si rinnova quel mistico scambio che chiamiamo comunione: Dio compassionevole prende su di sé la nostra povertà e con benevolenza dona la ricchezza della sua misericordia; dall’altra parte l’uomo accoglie con gratitudine la grazia di Dio e gli offre con umiltà la sua povertà.
Nell’eucaristia lo scambio diviene cambiamento sostanziale e la trasformazione una trasfigurazione. I gesti rituali danno forma e significato a quelli esistenziali. Sicché la comunione con Dio diventa comunione fraterna.
Nell’Eucaristia avviene una nuova creazione in cui l’uomo diventa essere vivente perché capace di comunione. I suoi gesti quotidiani diventano segni eucaristici attraverso i quali giunge lo Spirito di Dio che ridona il sorriso a chi lo ha perduto, il coraggio allo sfiduciato, la salute agli infermi, la speranza ai delusi, la vita ai morti. La povertà, la sofferenza e la morte di Gesù sulla croce si trasformano per l’uomo in ricchezza di amore, in gioia nel donare e vita che genera.
(Commento a cura di Don Pasquale Giordano)